Raccontiamo l’incontro sullo sport e una nuova buona notizia!

Lo scorso 25 gennaio si è svolto, presso l’Urban Center, il quarto incontro del ciclo Percorsi di Cittadinanza della campagna AMITIE. La domanda:

E’ possibile pensare a politiche locali e a progetti sullo sport che favoriscano l’integrazione e la partecipazione alla costruzione di una comunità locale più coesa?

ha suscitato grande interesse, tanto che il nostro invito a contribuire alla co-progettazione dell’incontro è stato ampiamente accolto e abbiamo ricevuto tantissime proposte di intervento.

Grazie! Abbiamo costruito questa giornata insieme e la partecipazione è stata altissima… eravamo davvero in tanti.

Accompagniamo il racconto della giornata alla diffusione di un’interessante novità che si lega ad esigenze fortemente espresse da tutti coloro che hanno a cuore le tematiche dello sport e dell’integrazione: il 28 gennaio è stato firmato da Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) e Anci (Associazione Nazionale Comuni) un protocollo d’intesa che si propone come strumento volto a facilitare e standardizzare le procedure di accesso del minore straniero al mondo dello sport.

Finalmente, una buona notizia!

Per quanto riguarda l’incontro di venerdì scorso, ha aperto i lavori Eugenio Gentile (Ufficio di Piano del Comune di Bologna), presentando qualche dato sugli impianti sportivi del territorio e sugli sport maggiormente praticati a Bologna.

Roberto Farné (Professore di Pedagogia del gioco e dello sport dell’Università di Bologna) ha, in seguito, riflettuto sul ruolo dello sport e del gioco come prime esperienze di educazione politica dei bambini, in grado di stimolare in loro la capacità di prendere decisioni condivise e di comprendere i valori dell’agire cooperativo e competitivo.

E’ stata, poi, la volta di Nico Bortoletto (Professore dell’Università di Teramo), il quale ha sottolineato come lo sport, modello partecipativo e motore di cultura, sia capace di ri-creare l’emergere di una cornice normativa intesa come ambito di esplicitazione di valori condivisi.

Carlo Balestri (Referente di UISP e dei Mondiali Antirazzisti) ha ricordato come il corpo, centro di ogni attività motoria, costituisca un linguaggio non-verbale potentissimo. Prima di presentare l’esperienza dei Mondiali Antirazzisti, ha affrontato la tematica della discriminazione strutturale veicolata dalle norme, illustrando come sia le leggi italiane in materia di immigrazione e cittadinanza, sia, ad esempio, il regolamento della FIGC per il tesseramento dei giovani siano gabbie normative capaci di abortire ogni reale possibilità di integrazione.

L’antropologo Claudio Cadei ha illustrato i risultati di una ricerca di equipe svolta nei luoghi dello sport, formali e informali, a Bologna. Dopo aver analizzato lo sport come “fatto sociale totale” in grado di toccare ogni ambito del quotidiano, si è concentrato sull’analisi della qualità di integrazione che ogni spazio è capace di veicolare, sia in termini di effettiva partecipazione, sia a seguito dei profondi cambiamenti occorsi sul piano giuridico e gestionale negli spazi pubblici e sportivi.

E’ intervenuto, quindi, Davide Gubellini (Responsabile Nazionale per il Territorio della Federazione Cricket Italiana), che ha condiviso gli aspetti del cricket per i quali questo sport merita, a ragione, di essere considerato il caso esemplare di un modello di integrazione praticabile.

Il contributo di Giuseppe Scandurra (Professore di Antropologia Culturale dell’Università di Ferrara) si è concentrato sui risultati della ricerca etnografica svolta in una palestra di boxe situata nella zona della Bolognina, all’interno del Quartiere Navile di Bologna. Ne è emersa un’immagine della boxe come luogo sportivo e sociale di rifugio, vissuto dagli operai metalmeccanici di allora e dalle così dette seconde generazioni di oggi come spazio di sfogo e riscatto, capace di far emergere il senso dell’incontro nella condivisione della disciplina e di quel rispetto che la società, spesso, violentemente rifiuta.

L’analisi di Giuseppe è stata immediatamente confermata da Hakim Chebakia, boxeur e testimone di AMITIE, che ha condiviso con noi la sua critica al concetto di integrazione: non vi sono irriducibili alterità da integrare ma quotidiane pratiche di conoscenza (e boxe!) dettate dalla volontà di “prendere la misura” verso l’altro, in un mondo che è e deve essere nostro.

Emanuele Franco si è fatto portavoce delle riflessioni dei ragazzi del laboratorio On the Move, i quali criticano l’essere chiamati di seconda generazione -”non siamo secondi a nessuno”- e vivono l’imposizione delle politiche di integrazione col rifiuto d’esserne mero oggetto, tentando quindi di fuggire ad un processo di inferiorizzazione. Possiamo, inoltre, ignorare il fatto che molti giovani stranieri scelgono di frequentare gli istituti professionali poiché è questa l’unica opzione per potersi assicurare un lavoro che permetta loro di ottenere il permesso di soggiorno, una volta maggiorenni?

Infine, ha preso la parola Vénuste Niyongabo, prima medaglia d’oro olimpica del Burundi, dalla cui vittoria è emerso un inaspettato grido per la pace e l’unione nel suo paese, che lui è stato perfettamente in grado di incarnare e che ha voluto raccontarci presentandoci questo video e nel corso di un’intervista che potete trovare qui.

A concludere la giornata, le parole di Benedetto Zacchiroli, Consigliere Comunale e moderatore dell’incontro, dure nei confronti delle retrogradi leggi italiane in materia di immigrazione e positive nella lettura dello sport, esperienza formativa nella quale vince il merito e attraverso la quale si può quindi imparare a trovare il proprio posto nel mondo.

 

Giulia Giovagnoli – Comune di Bologna, Ufficio cooperazione e diritti umani

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