‘Percorsi di cittadinanza’… com’è andata?

Come vi avevamo anticipato qui, venerdì 14 Dicembre 2012 si è svolto all’Urban Center il secondo incontro tematico del ciclo ‘Percorsi di Cittadinanza’ – promosso dalla campagna Amitie – dedicato, questa volta, al tema dell’economia.

La domanda da cui siamo partiti è stata la migrazione è fonte di sviluppo per l’economia e la società? Può costituire una risorsa anche per il paese d’origine del migrante?

In quell’occasione abbiamo cercato di comprendere le tendenze in materia di lavoro immigrato in tempo di crisi. Eravamo in pochi e il tema piuttosto complesso, così si è cercato di affrontarlo a partire da alcune prospettive [sicuramente non da tutte!]…

Erano presenti diversi interlocutori, ognuno con competenze e conoscenze specifiche proprie. Ecco un tentativo di raccontare brevemente quanto accaduto.

Ha aperto i lavori Eugenio Gentile [Ufficio di Piano del Comune di Bologna] con una presentazione sui dati relativi all’occupazione e alla disoccupazione sul territorio provinciale di Bologna, segnalando – ad esempio – come gli imprenditori nati all’estero e operanti in provincia siano passati da 1938 nel 2000 a 6417 nel 2011.

Poi Andrea Stuppini [funzionario della Regione Emilia-Romagna] ha ripreso – e smontato – alcuni stereotipi che spesso caratterizzano il dibattito su economia e immigrazione (come, ad esempio, “ci portano via il lavoro”, “pesano sulle casse dello Stato, non pagano le tasse e non producono”), mostrando come si possa in realtà sostenere che, anche volendo limitare – in maniera imperdonabilmente riduttiva – il discorso al tema costi/benefici della migrazione in Italia, vi sarebbe un saldo fiscale positivo di 1,5 miliardi di euro.

E’ stata, poi, la volta di Anna Lucia Colleo [direttore del progetto Making Migration Work for Development], che ha affrontato il tema dell’imprenditoria straniera, sottolineando in premessa l’importanza della scelta del linguaggio quando si parla di immigrazione. A Bologna sono 153 le nazioni rappresentate dall’imprenditoria! Il 14,5% dell’industria manifatturiera è di titolarità straniera, così come il 13,4% dell’impresa edile. A seguire, commercio, trasporti e servizi alle imprese. Molto interessante anche il focus sulla comunità imprenditoriale cinese, sui rapporti con le banche e con le associazioni di categoria.

Stefania Piccinelli [Responsabile Educazione allo Sviluppo del GVC] ha riportato l’attenzione sul valore del capitale umano: parliamo di braccia o parliamo di teste? Perché gli italiani non percepiscono la presenza di migranti altamente qualificati? Quali conseguenze ha l’emigrazione di personale qualificato sui paesi d’origine? Lo sappiamo che in alcune parti dell’Africa Sub-
Sahariana più della metà dei laureati vanno a lavorare all’estero?

Ha concluso il dibattito Leyla Dauki [mediatrice culturale e collaboratrice del CDLEI] portando la sua esperienza nei Centri per l’Impiego della Provincia di Bologna e raccontando quali possono essere le difficoltà che i lavoratori stranieri – o le persone in cerca di un impiego – incontrano e, quindi, quale ruolo può essere giocato dai diversi attori in campo affinchè tali difficoltà possano essere superate. Leyla ha ribadito l’importanza della comunicazione tra operatori e utenti, anche nei centri per l’impiego, e la necessità di formare gli operatori ad un ascolto e ad un accompagnamento attento. Non ce ne rendiamo conto, ma le informazioni date dagli operatori possono cambiare il destino delle persone.

Infine Naziro, membro della comunità nigeriana in Italia da tanti anni, ha sottolineato la necessità di prevedere dei percorsi di avviamento al lavoro che siano realmente intensivi, ossia capaci di formare il nuovo lavoratore a 360°, anche sull’apprendimento della lingua italiana e sulla cultura lavorativa dell’azienda.

Vi aspettiamo al prossimo incontro… il 24 Gennaio! Non mancate!

Lucia Fresa – Comune di Bologna, Ufficio cooperazione e diritti umani

  1. Lucia Rispondi

    E’ uscita il 9 gennaio la Comunicazione della Commissione Europea sul tema dell’imprenditoria in Europa http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/public-consultation/files/report-pub-cons-entr2020-ap_en.pdf
    Nel capitolo 4, tra i “nuovi orizzonti” dell’imprenditoria in Europa e i gruppi specifici di riferimento, ci sono gli imprenditori migranti. “…Today European migrant businesses are mainly micro-businesses with no or very few employees. They are also small in comparison with indigenous businesses as regards turnover and profit. Qualified migrants populations often face legal difficulties, limited labour markets and career opportunities that push them into self-employment… The more vulnerable groups of less qualified migrants should also be addressed. Notwithstanding that migrants have higher business creation rates than the rest of the population they fail more due to a lack of information, knowledge and language skills… The EU has publicly recognized the key contribution that migrant entrepreneurs can make to sustainable growth and employment. The European Agenda for the Integration of Third-Country Nationals stresses the important role of migrants as entrepreneurs and states that “their creativity and innovation capacity should also be reinforced”. It is important that policies to encourage entrepreneurship in Europe take full account of the entrepreneurship potential represented by this group. Highly-qualified non-EU nationals can already be admitted as workers under the Blue Card Directive. National and European policies should also consider the potential of qualified migrants for the creation of businesses and jobs. In
    particular, support measures and policy initiatives should help attract talented would-be
    entrepreneurs wishing to create global companies based in Europe.”

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